La Repubblica: Draghi è stato il “garante” della Meloni a Bruxelles nei suoi tre mandati

Il quotidiano italiano La Repubblica ha parlato del “colpo di testa” di Giorgia Meloni attraverso il compromesso e la collaborazione con il primo ministro italiano uscente, Mario Draghi, affermando che la nuova donna forte nella vita politica italiana è “basata su Mario Draghi”.

Il quotidiano italiano ha infatti citato fonti diplomatiche a Parigi, Berlino e Bruxelles secondo le quali “super Mario” avrebbe contattato Emmanuel Macron, Olaf Scholz e Ursula von der Leyen per garantire la continuità della politica italiana del suo partito “Fratello Italia”, ovvero la Georgia. Meloni, ma anche per garantire che il partito continui a guidare l’azione dei futuri governi del Paese.

Perché ciò avvenga, secondo i retroscena rivelati da La Repubblica, Mario Draghi ha proposto a Giorgia Meloni tre condizioni che lei ha accettato.

– In primo luogo, l’amministrazione continuerà a sostenere gli impegni – compresi quelli militari – nei confronti dell’Ucraina e le sanzioni contro Mosca

– In secondo luogo, che sosterranno la NATO senza esitazione e senza condizioni

– In terzo luogo, non accetterà nuove modifiche al bilancio per mantenere sotto controllo il debito pubblico italiano

Secondo un quotidiano italiano, il dialogo tra il prossimo primo ministro italiano e quello uscente è iniziato molto tempo fa, sotto lo shock causato dalla retorica a volte antieuropea di Giorgia Meloni.

Negli ultimi tre giorni, infatti, sono state segnalate almeno due telefonate con informazioni secondo le quali ci sarebbe stato almeno un incontro privato tra Dragg e la Meloni.

Tuttavia, il quotidiano italiano ha sollevato dubbi su come “l’atlantismo, le sanzioni contro la Russia e la preoccupazione per il debito pubblico siano in linea con le posizioni che la Meloni effettivamente sostiene pubblicamente”.

“È possibile avere fiducia in questi tre pilastri quando ci sono Salvini e Berlusconi al governo? È possibile governare un paese con persone che predicano la spesa in deficit e si rivolgono a Putin?” La Repubblica continua la sua riflessione.

Ma poiché lottare per le elezioni è una cosa e prepararsi a governare un Paese in crisi sfidando gli alleati tradizionali è una cosa, Meloni si affida a Draghi per paura di gravi danni, impatti negativi sui mercati e isolamento assoluto del Paese. L’Italia “ed è per questo che Draghi vuole dialogare con i maggiori governi d’Europa”.

Draghi, secondo la pubblicazione, ritiene suo dovere garantire la continuità delle politiche del governo italiano per una transizione graduale.

La Repubblica nomina anche gli intermediari di contatto di Meloni-Draghi: il direttore della presidenza del Consiglio italiano, Antonio Funiciello, il capo del ministero delle Finanze, Giuseppe Kine, da un lato, e dall’altro i senatori Giovanbattista Fatsolari e Guido Croceto.

Infine, la pubblicazione include altri parametri relativi alla possibilità che Mario Draghi diventi segretario generale della Nato nel giugno 2023, “uno sviluppo che fornirebbe anche un ombrello di protezione per Meloni e la sua posizione in futuro”.

Mercoledì pomeriggio, però, la presidenza del governo italiano ha smentito il contenuto dell’articolo e in un comunicato ha sottolineato quanto segue:

“Il presidente del Consiglio italiano non era d’accordo e non si è impegnato a garantire nulla. Il Primo Ministro ha contatti regolari con gli interlocutori internazionali su questioni chiave di reciproco interesse e si impegna a garantire il trasferimento pacifico dei poteri governativi nel quadro di adeguate relazioni istituzionali”.

Girolamo Onio

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