La destra italiana si indignò per la decisione degli alpinisti di non porre più croci sulle montagne

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/ ČTK / 27 giugno 2023 7:28

La destra italiana si indignò per la decisione degli alpinisti di non porre più croci sulle montagne

foto dell’illustrazione
Autore: Pixabay.com

Roma – I politici della destra italiana e dei partiti di estrema destra, che fanno parte del governo, si sono indignati per l’atteggiamento dei rappresentanti del Club Alpinisti Italiani (CAI), che si sono rifiutati di installare una nuova croce sulla cima della montagna . Lo scrive oggi l’agenzia Ansa. Il club ha detto di non voler rimuovere le croci che erano già sulle Alpi. La decisione del club è stata definita “inaccettabile” dal ministro del Turismo Daniela Santanché, mentre il famoso scalatore italiano Reinhold Messner l’ha sostenuta.

Secondo il comunicato del club, “in questo momento, segnato dal crescente dialogo tra le culture e dalle nuove esigenze nella tutela della natura e dei paesaggi, il CAI non approva nuove croci e altri simboli sulle nostre montagne”. Il club ha aggiunto, però, che continuerà ad occuparsi delle croci già in montagna, in quanto la loro rimozione cancellerebbe una parte della storia dell’alpinismo italiano.

Il ministro del Turismo Santanché del partito di estrema destra Fratelli d’Italia non è d’accordo con la posizione della CAI, secondo la quale nessuno aveva discusso di mettere la croce con il suo ministero. “Per togliere anche una sola croce dalla cima delle Alpi, devono passare sul mio cadavere”, ha detto il vicepremier leghista di destra Matteo Salvini. Secondo Attilio Fontana, presidente del consiglio regionale della Lombardia, nella stessa ottica la croce “continuerà ad essere eretta (sul monte) ogni volta che se ne presenterà l’occasione”.

Tuttavia, a seguito di una polemica innescata da un articolo che presentava la posizione del CAI, il presidente del club Antonio Montani ha affermato che nessun regolamento formale era stato approvato dalle autorità dell’associazione.

Reinhold Messner, il più famoso alpinista italiano vivente, potrebbe essere d’accordo con la posizione del rappresentante del CAI. “La montagna è di tutti, nessuno ha il diritto di prendersela”, ha detto all’ANSA l’alpinista. A suo avviso il dibattito sulla posizione degli alpinisti è “anacronistico e superfluo”. Secondo lui, l’usanza di porre croci sulle montagne alpine fiorì 200 anni fa, e i giovani cattolici vi furono molto attivi. “Prima, la gente aveva troppo rispetto per la bellezza e la maestosità delle montagne”, ha aggiunto Messner. Invece, secondo i politici di destra, la croce sulla cima di una montagna è un elemento duraturo dell’identità nazionale e culturale.

Tuttavia, anche le croci sui crinali montuosi possono essere pericolose per i turisti. Nel 1960, in cima al Bric Costa Rossa in Liguria, quattro persone morirono e decine rimasero ferite quando un fulmine colpì una croce lì durante l’inaugurazione di una nuova statua della Vergine Maria. Tuttavia, un incidente simile si è verificato in cima al Giewont in Polonia, dove si trova una croce di ferro alta 15 metri che funge da parafulmine durante i temporali.

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Franco Fontana

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