Una donna italiana davanti a un giudice ungherese in manette e catene. Budapest ha fatto arrabbiare il suo alleato Meloni

I piani di Orbán nella politica europea sono complicati da un caso giudiziario che coinvolge lo stesso Primo Ministro italiano.

Quando Ilaria Salis, 39 anni, è stata portata in tribunale in Ungheria alla fine di gennaio con mani e piedi legati e incatenati – e solo di recente fuori custodia, quindi era ancora presunta innocente – ha scatenato l’indignazione pubblica in Italia.

Una donna italiana è stata accusata di un caso definito antifascista. La sua famiglia e gli ex imputati hanno dichiarato che era detenuto in condizioni disumane: tra le altre cose, si sono lamentati delle cimici dei letti, della qualità del cibo e delle condizioni igieniche.

Anche il primo ministro italiano Giorgia Meloni, che ha buoni rapporti con il partito ungherese Fidesz al governo, ha commentato il caso. Ha invitato Budapest a rispettare i diritti degli imputati, denunciando per questo anche il collega Viktor Orbán.

Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha definito il caso una “violazione delle norme Ue”.

La questione principale della causa

La Procura ungherese ha presentato accuse contro tre stranieri in un caso di aggressione in relazione ad un evento del Giorno dell’Onore lo scorso ottobre. Secondo l’accusa, un cittadino tedesco soggetto a mandato d’arresto europeo avrebbe fondato nel 2017 a Lipsia un’organizzazione di sinistra. Tra i suoi membri figuravano gli imputati: un tedesco, un tedesco e un italiano.

Erano d’accordo contro questo

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Franco Fontana

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