Roberto Antonio jr. (De Niro) 80 anni: ragazzo di strada della Little Italy di New York che diventa una superstar conclude che talento significa scelta [videos]

L’attore statunitense Robert De Niro partecipa a una fotocellula per “Killers of the Flower Moon” durante il 76° Festival annuale del cinema di Cannes, a Cannes, Francia, 21 maggio 2023. EPA/Guillaume Horcajuelo



“Il talento è nella scelta”: questa riflessione tardiva su Robert De Niro sulla sua carriera suona come il segno distintivo di uno dei più grandi attori di tutti i tempi.

Forse è questo ciò che meglio caratterizza la “New Hollywood” degli anni ’70 e che il 17 agosto ha festeggiato i suoi 80 anni nel “suo” Greenwich Village con un party esclusivo in un locale italiano. Anche se ha viaggiato in tutto il mondo, anche se ha scelto l’Italia come sua seconda casa (l’abbiamo appena visto a Napoli con Paolo Sorrentino), New York è la sua vera casa e si può sostenere che la sua immagine ormai calza a pennello. con le Grandi Mele.

Da “Little Italy” diventa una star con “Mean Streets” (1973), su queste strade costruisce la sua reputazione con “Taxi Driver” (1976) per poi tornare mille volte come in “C’era una volta in America” ( 1984), nella zona di Tribeca (Twin Towers) ha messo radici, promuovendo nel 2003 il neonato Film Festival e sviluppando la società immobiliare che gli permette oggi di fare cinema come hobby personale.

Timido, pallido, insicuro, ci riesce grazie a un estro istintivo coltivato in maniera maniacale, un sorriso contagioso ma sempre venato di malinconia, una duttilità coltivata nei ruoli comici in maturità, ma impareggiabile nei ruoli drammatici, soprattutto se associati alla violenza . personaggi della vita e della lotta al crimine.

Un po’ per la sua ininterrotta collaborazione con l’amico Martin Scorsese (nove film ad oggi), un po’ per la sua esperienza diretta tra il Bronx e “Little Italy”, è un gangster e un poliziotto, un detective e un criminale con naturalezza ed è difficile distinguere il suo talento dal personaggio, indimenticabile la cui vita è stata piena di rabbia, brutalità e redenzione.

Biografia, viaggio da “Little Italy”

Roberto Antonio jr. Nasce nel Greenwich Village il 17 agosto 1943 da Robert Senior, abruzzese di sangue irlandese e olandese, ammiraglio Virginia. I due si conobbero all’Accademia di Belle Arti ma si separarono nel 1945 quando il padre dichiarò la propria omosessualità.

Il piccolo Robert va a vivere con sua madre a “Little Italy” anche se mantiene un rapporto d’amore con suo padre per tutta la vita. Cresciuto come un ragazzo di strada con amicizie che sfidavano i genitori, non era uno studente d’onore, ha presto scoperto la sua passione per la recitazione, debuttando all’età di 10 anni in “Il mago di Oz” in una recita scolastica.

Prima di lasciare il liceo, aveva scelto la propria strada, frequentando i corsi di Stella Adler, basati sul metodo Stanislavskij, e successivamente presso il famoso Lee Strasberg Actor’s Studio. Negli anni ’60 a New York non c’erano molte opportunità per chi sognava il cinema.

De Niro è apparso in due film di Marcel Carne (“Three Bedrooms in Manhattan” e “The Young Wolves”) a metà degli anni ’60, ma nel 1963 un giovane regista lo ha scritturato in un film veramente indipendente: “The Bride” dell’esordiente Brian De Palma, che a causa di problemi di censura, non sarebbe uscito fino al 1969. Tuttavia, le recensioni all’epoca furono più che favorevoli e attirarono l’attenzione su “Billy Milk”, come veniva chiamato per via della sua pelle pallida. Ha lavorato il doppio con De Palma (“Ciao America!” e “Ciao mamma!”), ha attraversato la “fucina” di Roger Corman per “The Barker clan”, gli ha spaccato la faccia con qualche commedia di serie B. Poi con “Beat the Drum Slowly” (1973) di John D.

Nei panni di Hancock, è anche riuscito a stabilire il trattamento maniacale che ha utilizzato per studiare il personaggio, un giocatore di baseball, trascorrendo l’intera settimana ad allenarsi con i giocatori. Al contrario, non è riuscito a ottenere il ruolo di Sonny Corleone in “Il padrino”, ma Coppola lo ricorderà chiamandolo per il ruolo del giovane Don Vito nell’epico sequel di grande successo. Per l’occasione imparerà il siciliano, comprese le sfumature del dialetto, e vinse il suo primo Oscar da coprotagonista nel ’75.

Intanto però, nel 1973, la fortuna (e l’amicizia con de Palma) gli porta un incontro che gli cambia la vita: l’esordiente Martin Scorsese, italoamericano come lui, gli affida un ruolo da protagonista in Mean Street (con Harvey Keitel) e gli regala spazio all’impronta autobiografica che De Niro apporta al personaggio. Due anni dopo i due, in coppia, bissano il successo con il superbo “Taxizi” che vince la Palma d’Oro a Cannes.

Come il 1973, anche il 1975 fu un anno di svolta per l’attore: alternò un set con Scorsese e uno con Bernardo Bertolucci che lo chiamò all’epico “Novecento” nel ruolo del borghese Alfredo Berlenghieri. Da quell’esperienza si rafforzano i legami di De Niro con l’Italia, legati poi alla doppia cittadinanza e alla visita al paese dei nonni, Ferrazzano in Molise.

“L’Italia – ha detto – resta il Paese più bello del mondo, e un Paese che storicamente ha dato più di ogni altro Paese a livello culturale e artistico. Oggi mi sembra che stia attraversando un momento molto tumultuoso, ma Ho l’impressione che questa sia una costante nella storia e forse la bellezza è nata proprio da questo pasticcio”.

Esaminare la sua filmografia tra fallimenti leggendari come “New York New York”, successi da Oscar (“Raging Bull”), trionfi finali (“The Deer Hunter”) e intrattenimento al botteghino (“Meet the Parents trilogy”) è quasi un esercizio sterile perché tra le sue oltre 100 interpretazioni, ognuno trova la sua preferita.

Ha diretto due film (‘Bronx’ nel 1993 e ‘The Good Shepherd’ nel 2006), è sempre stato un democratico e un convinto oppositore di Donald Trump, ha una vita amorosa tumultuosa con sette figli da quattro partner ed è di nuovo padre di Gia Mei Poi.

La sua voce, capace di mille sfumature, è associata per tutta la vita a Ferruccio Amendola, che però è stato più volte sostituito da Stefano De Sando, come nel suo ultimo capolavoro, “The Irishman”. Martin Scorsese ha detto di lui: “Non conosco nessuno che possa sorprendermi sullo schermo come De Niro con la sua forza e capacità di partecipazione”.

Con informazioni da ansa.it
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