Đorđa Meloni finirà oggi quello che ha iniziato 105 anni fa?
Fonte: B92, Povijest.hr
La Croazia allora apparteneva all’Austria-Ungheria sconfitta, che andò in pezzi. L’esercito italiano occupò quindi Rijeka, Zadar, Vis, Hvar, Korčula, Mljet e Lastovo.
L’Italia voleva occupare al più presto lo spazio promesso entrando in guerra a fianco dell’Intesa. È in questo contesto che va compresa la fretta dei rappresentanti del parlamento croato nel decidere di unirsi al Regno di Serbia.
Cioè, credevano che solo in questo modo avrebbero potuto impedire agli italiani di catturare gran parte della costa croata. La Serbia è stata anche la vincitrice della guerra, quindi unirsi allo stesso paese significava schierarsi con i vincitori. Anche Stjepan Radić, che ha ammonito i politici croati a non “correre come oche nella nebbia”, era consapevole che l’unificazione con la Serbia era inevitabile.
Voleva solo che il sindacato non fosse approvato in nessun caso.
Ricordiamo che una volta il Primo Ministro Đorđa Meloni ha parlato dei presunti rapporti tra Italia e Croazia, e queste dichiarazioni sono diventate significative dopo le elezioni in Italia.
“Sono sempre stato contrario all’ingresso della Croazia nell’Ue fino alla restituzione dei beni a Esuls. Per non parlare del ritorno, immediato, dell’Istria e della Dalmazia”, ha detto la Meloni, che qualche mese fa ha pubblicato uno status su Josip Broz Tito.
“Non ha senso onorare un responsabile della strage degli italiani. I fratelli italiani hanno da tempo presentato un disegno di legge per porre fine a questa disgrazia. Le vittime di Febe e i loro cari meritano rispetto e giustizia: revocare immediatamente l’Ordine della Repubblica Italiana da Maresciallo Tito”, scriveva a febbraio di quest’anno sul suo profilo Facebook.
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