Il consumo di proteine ​​vegetali è associato a un minor numero di malattie

L’ultima revisione del LARN, documento di riferimento per i nutrizionisti, raccomanda espressamente di aumentare il consumo di frutta secca. Il tasso di mortalità si riduce e il numero dei malati si riduce

È importante introdurre più proteine ​​vegetali, come ad es noccioline. Questo è uno di loro indicazione principale quanto emerso dalla quinta revisione dei LARN, Livelli di riferimento dell’assunzione di nutrienti ed energia per la popolazione italiana, realizzata a 10 anni dall’ultima edizione e dopo quattro anni di lavoro che ha coinvolto 150 esperti. Lo ha presentato al 44esimo Congresso nazionale della Società italiana per la nutrizione umana (SINU), che si è svolto nei giorni scorsi a Piacenza.

LARN determina la quantità di nutrienti ed energia che possono soddisfare il nostro benessere. Sono strumenti per professionisti, ma interessano tutti come, secondo le indicazioni, ci dicono gli esperti come, cosa e quanto mangiare per essere in salute.

Qual è la quantità?

“Per una dieta sana, l’intervallo di riferimento per le proteine ​​è stato ampliato, dal 12-18% al 12-20% dell’apporto energetico totale”, ha spiegato. Laura Rossi, membro del comitato scientifico SINU e uno dei coordinatori di questa revisione. “Ma più che un cambiamento quantitativo minimo, ciò che conta è il cambiamento qualitativo. L’indicazione è in realtà un aumento delle proteine ​​vegetali in parziale sostituzione delle proteine ​​animali.

Proteine ​​vegetali, che hanno anche a minor impatto ambientalesi trova nella frutta secca, nei semi e, soprattutto, nei legumi, di cui consumiamo poco: meno di una porzione a settimana quando dovremmo consumarne almeno 3-4″. Il prossimo passo è aggiornare le linee guida. Alimenti italiani per la dieta sano, uno strumento che mostra quali scelte alimentari possono soddisfare i LARN.

Benefici

“Le ultime evidenze scientifiche dimostrano che aumentando la percentuale di proteine ​​vegetali si riducono i tassi di mortalità e si riduce il numero di persone che si ammalano, soprattutto per chi è malato. malattia cardiovascolare. Una porzione di noci, infatti, è da considerare come un secondo piatto che può essere alternato a carne, pesce e uova. “Le proteine ​​vegetali dovrebbero rappresentare almeno il 40% di ciò che consumiamo”, sottolinea. Anna Tagliabuepresidente della SINU e professore ordinario di Scienza degli Alimenti presso l’Università di Pavia.

“In generale, l’apporto proteico varia in base all’età e allo stadio della vita. Massima nella fase di crescita e aumenta man mano che la crescita accelera. Altezza dalla nascita per poi diminuire gradualmente fino all’adolescenza. quando assomiglia ad un adulto. Questo perché il fabbisogno proteico delle persone in crescita deve soddisfare anche la formazione di nuovi tessuti, e non soltanto il mantenimento del normale ricambio cellulare.

Tuttavia, non lasciate che i bambini pensino che il loro apporto proteico debba essere aumentato rispetto ad oggi. Nella dieta odierna, infatti, le proteine ​​non mancano, forse addirittura eccessive, per questo sono da evitare porzioni di alimenti proteici. che non soddisfa i bisogni del bambino. Tra i momenti fisiologici in cui vi è un maggiore fabbisogno di proteine ​​ci sono la gravidanza, per consentire la formazione del tessuto fetale e lo sviluppo fetale, e l’allattamento, per garantire una sufficiente produzione di latte materno.”

anziano

“Ma negli anziani – conclude l’esperto – è consigliato un leggero aumento di proteine ​​di buona qualità che, insieme al mantenimento dell’attività fisica, costituisce una strategia per prevenire la perdita di massa muscolare.”

Rodolfo Cafaro

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