Un errore che Carlos Alcaraz non può ripetere a causa della sua salute mentale

Carlos Alcaraz, pensieroso tra i punti durante la finale del torneo di Umago, in Croazia. (Photo by Marco Todaro/LiveMedia/NurPhoto via Getty Images)

Che Carlos Alcaraz ami ballare sul filo lo sappiamo da molto tempo. A diciannove anni aveva fatto un ritorno impossibile come segno di identità, una dimostrazione di fiducia e concentrazione che gli impedisce di dare il meglio di sé quando gli altri vedono la partita perdere. Ad esempio, nella finale del torneo di Umago contro Jannik Sinner era 5-1 al tie-break del primo set e deve aver pensato che senza emozioni non se lo meritava,sì, gli è stato “permesso” di tornare sul 6-5, al servizio dall’Italia, e lì, sì, ha preso il set con uno dei suoi punti inimmaginabili.

Quando un giocatore prende un set del genere, il danno psicologico che infligge al suo avversario è tremendo. Pagaia e pagaia morti sulla spiaggia. Non tutti possono sopportare quel peso. Sinner, ovviamente, sembrava perso all’inizio del secondo set. Ha perso la prima partita ed era sotto 0-40 nella seconda, con il suo servizio. Tutto punta al campione in carica e al nuovo numero quattro del mondo che ha un fiammifero in tasca. Ancora un punto e l’italiano potrebbe semplicemente lasciar cadere la mano e lasciarsi portare a perdere. Un punto che non arriva: Sinner ha salvato fino a sei break point, ha rotto nella partita successiva e avrebbe rinunciato solo a uno dei restanti tredici per vincere la finale.

Non che la partita di Alcaraz sia stata così brutta da perdere 6-1, 6-1 negli ultimi due set. In poche parole, ha fallito quando non ha risposto e tutto ciò lo ha indebolito. Può succedere a chiunque non si chiami Nadal, Djokovic o Federer. Ora, quello che è successo a un Alcaraz così giovane ci preoccupa… e speriamo che lui e la sua squadra prendano le giuste conseguenze: quando l’uomo di Murcia si presenta alla stampa dicendo che “non sa cosa fare” contro l’uomo numero dieci al mondo, quello che viene a dirci davvero è “il suo sangue non è arrivato al mio cervello” o, in altre parole, “Sono emotivamente prosciugato”.

Il che ci porta all’inevitabile errore di questa stagione: lo dirt tour post-Wimbledon. Mi dispiace dirlo perché molti spagnoli hanno vinto a Gstaad, Amburgo, Kitzbuhel o Umago… ma è una perdita di tempo ed energie per un top player. Ti ha appena finito dopo sei mesi di duro lavoro. Tutti i grandi ne hanno discusso quando erano giovani perché le persone non sanno mai quale sia la stagione della loro ordinazione e quell’impegno si guadagna in inverno, ma una volta che possono permetterselo, generalmente ne fanno a meno. Anche Nadal, sovrano e sovrano dei campi in terra battuta, ha passato anni preferendo riposare a luglio per preparare il cemento nordamericano in agosto e settembre.

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La lezione che Alcaraz deve insegnare durante queste due calde settimane e vola in Europa è che è meglio riposare. Certo, si era limitato ad adempiere a quanto firmato all’epoca e non poteva sottrarsi… ma l’avrebbe fatto l’anno prossimo. È importante riposare a luglio, non solo perché il corpo lo richiede – attenzione alla tendenza di Carlos a slogarsi la caviglia destra – ma perché, in caso contrario, la stagione dura per sempre, impazzisci e inizi a dire cose tipo “Ho incubi sui giocatori italiani” per collegare alcune sconfitte. Un player italiano la cui presenza costante in questo mini tour terrestre.

La cosa migliore è andare, riorganizzare, andare a ballare o su uno yacht, come Rafa Nadal, e prepararsi per la stagione sul cemento. Sebbene Alcaraz abbia giocato sei delle sue sette finali come professionista sulla terra battuta, la realtà è che il mondo lo ha trovato sul cemento, quando è riuscito a vincere il Miami Masters 1000., qualcosa che nessun tennista spagnolo, nemmeno Rafa, ha mai raggiunto. Il potenziale su quella superficie è enorme e ora arriveranno altri due Masters 1000, Canada e Cincinnati, più l’ultimo Grande Slam della stagione, gli US Open. È importante arrivarci riposati, calmi e con una mente rinfrescata.

Era il caso di Alcaraz? È naturale avere dei dubbi. Questo era il suo primo anno nell’élite e aveva provato tutti i tipi di emozioni. Tante interviste, tanti reportage, tanta esposizione, tante aspettative, tanti confronti… è normale per una testa leggermente satura e queste due sconfitte non serviranno affatto. Comunque c’è ancora tempo. È ora di prendere una pausa, prestare meno attenzione al passato e concentrarsi sui 4.000 punti ATP davanti. Va ricordato che Alcaraz è al quarto posto… ma finora secondo quest’annosolo dietro Nadal, vincitore delle prime due major della stagione.

Carlos ha già raggiunto i quarti di finale a New York l’anno scorso e il suo obiettivo non è quello di ripetere ma di aumentare la posta in gioco. Ha il vantaggio che molto probabilmente Djokovic non sarà presente e sia Zverev che Nadal saranno rivali in semifinale. Questa è un’ottima opportunità presentata a Murcian ed è un po’ triste vedere tutta l’energia rimasta in un torneo così piccolo. Speriamo che quest’anno, ancora post-adolescente, non ne abbia bisogno in momenti così cruciali. Da anni lo sappiamo già: a luglio riposi, ad agosto stringi. Ecco come funziona il calendario al di fuori della lezione.

Video | Carlitos Alcaraz è già il numero 4 al mondo

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Rodolfo Cafaro

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