Naspi 2025: in questi 3 casi l’Inps può chiederti i soldi indietro

La NASPI si può perdere e l’INPS può chiedere al percettore la restituzione dei soldi ricevuti ma non spettanti. Vediamo in quali casi.

L’indennità di disoccupazione è un aiuto economico importante per chi perde il lavoro involontariamente e si ritrovata per un periodo indefinito senza entrate mensili certe. Bisogna, però, fare attenzione perché in determinati casi l’INPS potrebbe chiedere i soldi indietro.

Uomo con mano tra i capelli e soldi
Naspi 2025: in questi 3 casi l’Inps può chiederti i soldi indietro (Canale3toscana.it)

Rimanere improvvisamente senza lavoro è un guaio serio per il lavoratore soprattutto quando non si è più giovanissimi. L’entrata mensile certa è l’obiettivo di ogni persona e un contratto a tempo indeterminato è il traguardo più ambito ma nulla dura per sempre. Può accadere che l’azienda fallisca oppure che si sia costretti a dare le dimissioni a causa di un ambiente di lavoro insostenibile con pressioni dal datore di lavoro o mobbing.

Quando la perdita dell’occupazione è involontaria si può richiedere la NASPI; un’indennità di occupazione erogata al massimo per 24 mesi e di importo pari al 75% della retribuzione mensile degli ultimi quattro anni. Un aiuto fondamentale mentre si cerca un nuovo lavoro. Secondo la normativa i versamenti della NASPI continuano anche se una nuova occupazione si trova ma con retribuzione bassa tanto da non superare determinate soglie reddituali. Rispettando tutte le regole che disciplinano l’indennità non si correrà il rischio di perdere il diritto alle erogazioni mensili mentre in tre casi si potrà dire addio alla prestazione con restituzione delle somme percepite indebitamente.

NASPI, tre motivi per cui potresti dover restituire i soldi

La revoca della NASPI può scattare per diversi motivi. Conoscerli eviterà di rimanere senza l’aiuto economico a sostenere la ricerca di un lavoro. Il primo caso riguarda un pagamento effettuato per errore o con importo diverso da quello realmente spettante al cittadino. Un calcolo inesatto con accredito superiore al dovuto porterebbe ad una richiesta di soldi indietro da parte dell’ente della previdenza sociale.

Mani che passano soldi
NASPI, tre motivi per cui potresti dover restituire i soldi (Canale3toscana.it)

Un secondo caso prende in considerazione un errore commesso dal percettore dell’indennità. Se questo non comunica tempestivamente all’INPS di aver trovato un nuovo impiego le erogazioni verrebbero subito interrotte e l’ente chiederebbe la restituzione degli importi ricevuti nel periodo in cui il lavoratore ha ripreso un’attività lavorativa. Il terzo caso è molto più grave, l’accesso alla NASPI si basa su false dichiarazioni date dal cittadino. Questo è un vero e proprio illecito e le conseguenze non saranno solo economiche ma legali.

Una volta accertata l’erronea ricezione della NASPI – indipendentemente dal motivo – l’INPS chiederà al percettore la restituzione delle somme avviando la proceduta di recupero dei soldi. L’ente potrà trattenere l’importo da altre prestazioni che il contribuente riceve. In caso di somme molto alte sarà concessa una rateizzazione a condizione che si possa dimostrare di non avere la liquidità per pagare tutto in un’unica soluzione. In caso di inadempienza l’INPS potrà attivare strumenti di recupero coattivo. Se il cittadino, invece, dovesse avere la certezza che la richiesta di rimborso è illegittima allora potrebbe avanzare ricorso entro 90 giorni dalla notifica della richiesta di restituzione delle somme.

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