Coloro che si oppongono all’emendamento hanno messo in dubbio la decisione di consentire ai gruppi non medici l’accesso alle donne che intendono abortire, ma il governo ha ribattuto che la misura è stata progettata per mantenere meglio informate le potenziali pazienti.
L’aborto torna alla ribalta in Italia, 46 anni dopo la sua legalizzazione. Il Senato italiano ha votato martedì pomeriggio le misure che renderebbero questo possibile associazione anti-aborto (chiamati anche pro-life) operano nei consultori familiari. Questa azione ha portato numerosi benefici critico per le sue modalità e il suo calendario, nonostante il fatto che il diritto all’aborto sia tornato nell’agenda politica con la risoluzione del Parlamento Europeo di questo mese.
Di fatto, il permesso per le attività del gruppo “sostegno alla maternità” le donne in fase di interruzione di gravidanza sono state incluse nelle decisioni relative alle misure finanziate dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che deve diventare legge entro il 1 maggio, e la maggioranza ha riposto la propria fiducia in esso, quindi la sua approvazione è quasi un dato di fatto. .
L’emendamento, a firma di Lorenzo Malagola, del Fratelli d’Italiaera passato alla Camera dei Rappresentanti, che aveva approvato il testo del PNRR il 16 aprile, alla vigilia delle elezioni regionali in Basilicata, con 185 voti favorevoli, 115 contrari e 4 astenuti.
L’azione contro il consultorio è un tentativo di indebolire la legge numero 194 sull’aborto
La votazione di martedì è stata preceduta da a protesta davanti al Senato. “La legge 194 non riguarda l’autodeterminazione in materia di aborto”, ha detto una delle manifestanti, Bianca Monteoleone.
“Questa legge è molto paternalistica perché regola questo Tutela sociale della maternità e l’aborto come eccezione da prevenire laddove possibile, ad esempio attraverso l’azione dello Stato”, ha aggiunto Monteleone. Per gli attivisti pro-aborto si tratta di un tentativo di attaccare 194, anche se non frontalmente.
Quella legge depenalizzazione dell’aborto in ItaliaIn realtà è il risultato di un impegno politico 1978 che non fu mai rivisto per adattarsi ai tempi, come avvenne altrove in Europa.
Il governo e gli attivisti dei centri di ascolto stanno “attuando rigorosamente” le leggi italiane sull’aborto
Da quando è stato eletto nel settembre 2022, il governo di Giorgia Meloni non ha mai messo pubblicamente in discussione la legge 194, come pretendono i gruppi pro-vita e pro-famiglia che la sostengono. Le autorità statali, provinciali e locali promuoveranno e svilupperanno i servizi sociali e sanitari, nonché altre iniziative necessarie per “prevenire l’aborto viene utilizzato a fini anticoncezionali”, si legge nell’articolo 1 della Legge 194.
L’articolo 3, dal canto suo, la indica tra le responsabilità centro di consulenza ovvero l’aiuto ad “affrontare le cause che possono spingere una donna ad interrompere la gravidanza” e la possibilità di avvalersi di associazioni di volontariato che “possono aiutare anche nelle difficoltà della maternità dopo il parto”.
Precedente articolo 9 della 194: il 60% delle ostetriche non pratica aborti
Rischi che a applicazione letterale della leggea più di 40 anni dal suo concepimento, trasformando la libertà di abortire in una vera e propria odissea, il cui esempio più chiaro è rappresentato da interpretazione ampia che è stato dato nell’articolo 9 su obiezione di coscienza.
Originariamente previsto per rispettare la possibilità Dilemmi etici di ginecologi e operatori sanitari Chiamati a intervenire durante gli aborti in ospedale, l’obiezione di coscienza ha colpito nel 2021 in Italia il 63,6% dei ginecologi e il 40,5% degli anestesisti, secondo l’ultimo rapporto annuale del Ministero della Salute sull’attuazione della Legge 194.
Secondo il Ministero, Ogni anno in Italia vengono eseguiti circa 60.000 aborti (63.653 nel 2021) e il 42,8% delle donne che desiderano abortire si è rivolta a un consultorio sanitario per ottenere il certificato medico obbligatorio.
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