I pubblici ministeri italiani stavano indagando su una funivia nel nord Italia a maggio con la morte di altre nove persone e due società. Si tratta per lo più di dipendenti dell’azienda responsabili dell’ispezione e della manutenzione delle apparecchiature, ha riferito oggi l’agenzia ANSA. In precedenza, i ricorrenti avevano avviato le indagini sull’incidente di massa dell’amministratore delegato e direttore operativo della società che gestisce la funivia e del capoturno.
Tra le persone giuridiche indagate c’è la società altoatesina Leitner, che è uno dei principali produttori di funivie in Europa e ne cura la manutenzione. L’azienda spedisce la sua tecnologia anche nella Repubblica Ceca. Tra i suoi investigatori ci sono i suoi manager: il presidente del consiglio Anton Seeber e il co-proprietario Martin Leitner.
La società aveva precedentemente annunciato di volersi inserire tra le parti lese. DNes spera di dimostrare di non essere coinvolto nel disastro e continua a collaborare con le autorità. Indagata anche la società Ferrovie del Mottarone, che gestisce una funivia sul lago alpino Lago Maggiore.
La cabina della funivia con 15 passeggeri si è schiantata contro un terreno boscoso e difficile da raggiungere domenica 23 maggio. L’unico sopravvissuto allo schianto era un ragazzo israeliano. Viveva con i genitori ei fratelli, morti in autunno, nel nord Italia. L’incidente, secondo gli inquirenti, sarebbe stato causato dalla rottura di una fune di traino e dal malfunzionamento del freno di emergenza.
Nei giorni successivi al disastro, il procuratore generale Olimpia Bossi ha arrestato tre uomini: l’amministratore delegato Luigi Neri, il direttore operativo Enrico Perocchius e il capoturno Gabriel Tadini. Secondo l’accusa, i tre uomini hanno accettato di bloccare il freno di emergenza per garantire il buon funzionamento della funivia, il cui funzionamento si è bloccato per ragioni sconosciute. Tuttavia, il giudice di sorveglianza ha rilasciato tre persone dal carcere, ordinando solo a Tadini di essere posto agli arresti domiciliari. Secondo il giudice, il pubblico ministero non ha dimostrato i suoi sospetti con risultati sufficientemente solidi.
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