È morto Giulio il Divino, ex primo ministro italiano Andreotti

Il primo ministro italiano Giulio Andreotti esulta in una foto del 2004
| Foto: AP

Andreotti appartiene all’élite politica italiana. Entrò in politica nel 1945, realizzando il suo sogno dal 1939. È impegnato da più di diciassette anni ed è considerato uno dei politici più capaci della storia italiana. Forse il più scaltro, forse nessuno si è mosso come lui sulla scena politica lì.

Recentemente ha avuto problemi di salute e lo scorso agosto ha trascorso diversi giorni in ospedale a causa di un’aritmia cardiaca. Secondo la famiglia, il defunto è morto lunedì nella sua casa poco prima di mezzogiorno, riferisce il giornale. Corriere della Sera.

Divo Giulio (Bosk Giulio) è stato più volte primo ministro. È stato capo del governo sette volte, tra il 1972 e il 1991. Ha servito come ministro della Diplomazia e ministro degli Affari interni. In realtà si dice che abbia provato ogni posizione politica a mia disposizione. I giornali italiani commentarono la sua partenza con le parole: indossava un simbolo di potere.

Il politico tenace fu il momento più importante della Repubblica Italiana. Dal referendum sullo scioglimento della monarchia, alle elezioni del 1948, che segnarono la fine delle ambizioni comuniste nel paese, ha incluso oppositori delle idee comuniste, della visione economica dell’Italia ed eventi tragici, come il naso del primo ministro Aldo Mora.

E prima, il naso sporco e le pratiche di Mafinik hanno preso mio figlio dalla famiglia dell’insegnante. Andreotti non era solo soprannominato “Bosk”, ma dopo il diploma di matricola fu anche soprannominato Belzebù o Principe delle Tenebre, a causa dei suoi legami con la mafia siciliana. Negli anni ’90 comparve davanti al tribunale, che lo denunciò soprattutto per accuse dal quotidiano italiano Carmine Pecorelli.

Tenze ha incontrato una tragica morte dopo aver scritto un articolo sull’associazione di Andreotti con Cosa Nostra. Quindi il politico aveva qualcosa a che fare con il naso di Mora. Sebbene non sia stato dimostrato colpevole, un tribunale ha scagionato Andreatti quando aveva ottantacinque anni.

Franco Fontana

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