Atlantia, Autostrade, autostrada, Italia: No Genova

“Cucina grassa, poche prove.” Lo stesso proverbio italiano racchiude due decenni di privatizzazioni di autostrade italiane con Atlantia. Ironicamente perfetto il giro concluso dalla concessionaria Autostrade per l’Italia (Aspi). Le chiavi consegnate nel 1999 alla famiglia Benetton, suo primo socio, da Mario Draghi, direttore del Tesoro, saranno rilevate da Mario Draghi, presidente del consiglio, tre anni dopo il drammatico crollo del ponte di Genova.

Questa vergognosa via d’uscita, approvata nonostante l’opposizione di quasi un quarto delle altre minoranze, non ha però fatto da sfondo agli operatori aeroportuali di Roma e della Costa Azzurra. Se accetta di pagare 3,4 miliardi di euro di risarcimento, ottiene una valutazione complessiva di 9,1 miliardi, attestandosi sul fondo del suo range di previsione (9,3 e 11,5 miliardi), ma evitando una lunga diversione dalle querele.

Grazie a un aumento del 2% fino al completamento dell’operazione, Atlantia recupererà 8,16 miliardi entro la fine dell’anno, limitando il prossimo rischio legale a 871 milioni, calcolano gli analisti di Oddo BHF. Ma dopo la perdita della metà del suo valore patrimoniale netto, il riflesso strategico degli sviluppi sulla “piattaforma di mobilità” dell’azionista Getlink non sembra uscire dall’area di riposo.

Rimborsi di affitto in grembo al pubblico

Nonostante il previsto massiccio investimento di 21 miliardi di euro in diciassette anni nella rete di Autostrade, è possibile che un’acquisizione da parte di un consorzio guidato da Cassa depositi e prestiti (CDP) legato a Blackstone e Macquarie possa generare rendimenti interni superiori al 9%. per anno.

Rodolfo Cafaro

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